Quando si desidera scegliere un detergente capace di disinfettare realmente, bisogna prestare attenzione non soltanto alle promesse pubblicitarie in etichetta, ma soprattutto agli ingredienti attivi presenti nella composizione del prodotto. Gran parte dei prodotti sugli scaffali, identificati come semplici “detergenti”, si limitano a rimuovere lo sporco e i residui grazie all’azione dei tensioattivi, senza però garantire una reale eliminazione di batteri, virus e funghi. Soltanto una specifica categoria di prodotti – i disinfettanti – può essere considerata efficace dal punto di vista della sanificazione microbiologica e questa informazione è sempre indicata chiaramente sull’etichetta.
Cos’è un vero disinfettante: la distinzione dai detersivi comuni
È fondamentale capire che i prodotti in grado di uccidere i microrganismi vengono normativamente definiti Presidi Medico Chirurgici (PMC) o biocidi. Questi presentano l’apposita autorizzazione ministeriale o europea e riportano chiaramente il nome del principio attivo e la rispettiva percentuale in etichetta. Invece, i normali detersivi – anche quelli che promettono risultati antibatterici – non rientrano nella categoria dei disinfettanti e non possiedono lo scopo primario di eliminare batteri o virus, ma di detergere, ossia asportare lo sporco per via meccanica grazie ai tensioattivi.
Quando si trova in etichetta la dicitura “disinfettante” o “elimina il 99,9% dei batteri”, il prodotto è obbligatoriamente sottoposto a una regolamentazione più restrittiva e deve esibire in modo trasparente quale principio attivo biocida è effettivamente presente, come il perossido di idrogeno, l’ipoclorito di sodio (principio base della candeggina), l’alcool etilico a concentrazioni idonee o i composti a base di ammonio quaternario.
In assenza di tali principi attivi e diciture ministeriali, il prodotto non può essere considerato realmente disinfettante.
Principi attivi da cercare: quale ingrediente assicura la disinfezione
L’ingrediente chiave che conferisce l’effettiva capacità disinfettante a un detergente è tipicamente un biocida. Tra i più efficaci e riconosciuti ci sono:
- Ipoclorito di sodio: principio attivo della comune candeggina, garantisce un’azione battericida e virucida molto ampia già a basse concentrazioni; risulta però corrosivo e va usato con cautela soprattutto sulle superfici delicate.
- Perossido di idrogeno: noto anche come acqua ossigenata, viene utilizzato puro o in soluzione per disinfettare superfici, oggetti e parti del corpo. Nella sua forma stabilizzata è uno dei disinfettanti domestici più versatili, con un buon profilo di sicurezza e basso impatto ambientale.
- Alcol etilico: a concentrazioni superiori al 70% è capace di abbattere efficacemente virus e batteri su mani e superfici non porose, mentre concentrazioni inferiori risultano meno efficaci per la disinfezione.
- Sali quaternari di ammonio: utilizzati in numerosi disinfettanti di uso professionale e domestico, esplicano un’azione antisettica, battericida e in alcuni casi anche contro i virus con involucro lipidico.
Altri ingredienti naturali, pur vantando proprietà antibatteriche – come aceto, limone, bicarbonato di sodio e oli essenziali – non possono essere considerati disinfettanti veri e propri, in quanto la loro efficacia microbicida non è paragonabile a quella dei biocidi sopra citati e non sono riconosciuti da enti regolatori per la sanificazione ambientale, anche se possono essere utili come coadiuvanti nella detergenza quotidiana.
Come leggere l’etichetta: indicazioni obbligatorie e simboli da verificare
Per orientarsi nella scelta è essenziale saper leggere correttamente l’etichetta del prodotto. Un vero disinfettante deve obbligatoriamente riportare:
- La scritta Presidio Medico Chirurgico o Biocida
- Il nome del principio attivo disinfettante ed eventualmente il relativo numero di autorizzazione ministeriale
- La percentuale del principio attivo
- L’indicazione d’uso specifica (es.: superfici, mani, alimenti, ecc.)
- I simboli di pericolo, se applicabili (es. la croce rossa tipica dei disinfettanti)
La presenza di queste informazioni è garanzia di efficacia e sicurezza. Invece, i detersivi comuni riportano in etichetta la lista degli ingredienti secondo le normative dei prodotti chimici destinati al consumatore, ma non specificano una reale efficacia disinfettante. Non bisogna lasciarsi ingannare da claim come “igienizzante” o “pulizia profonda” se mancano i requisiti legali dei disinfettanti.
Effetti collaterali, corretto utilizzo e sostenibilità ambientale
Un ricorso eccessivo ai disinfettanti può risultare controproducente nell’ambiente domestico, sia a causa del possibile sviluppo di resistenze batteriche, sia per gli effetti nocivi sull’ecosistema casalingo e le vie respiratorie. Gli ingredienti come cloro, ammonio quaternario e fenoli, se usati in modo intensivo e improprio, possono contaminare l’ambiente e danneggiare la microflora utile.
Per la pulizia quotidiana delle superfici domestiche, la rimozione meccanica dello sporco tramite normali tensioattivi presenti nei detergenti è spesso sufficiente. L’uso del disinfettante va riservato ai casi di effettiva necessità: aree particolarmente contaminate, presenza di soggetti fragili o dopo malattie infettive. In tutti gli altri casi, si può optare per detergenti ecologici a base di ingredienti come bicarbonato di sodio, acido citrico, percarbonato, aceto o oli essenziali, ben sapendo che questi ingredienti non sono registrati come disinfettanti in senso stretto ma svolgono una funzione importante nella rimozione dello sporco e nel mitigare il carico batterico superficiale.
Scegliere con consapevolezza significa dunque leggere sempre attentamente l’etichetta, preferire i prodotti che esplicitano il principio attivo e la percentuale, limitando l’uso di disinfettanti potenti agli ambienti e alle situazioni che lo richiedono veramente. Per approfondire i meccanismi d’azione delle varie tipologie di principi attivi e per un confronto tra disinfezione domestica e industriale, si consiglia la consultazione della voce “disinfettante” su Wikipedia.